Concerti

Le trasparenti “divagazioni strumentali” di Valtinoni

La Società del Quartetto di Vicenza ha dedicato una serata al compositore conosciutissimo in tutto il mondo per le sue opere per ragazzi, illustrandone la produzione di musiche per soli archi o con archi e cembalo concertante. A cura dei Solisti Filarmonici Italiani sono state proposte alcune delle pagine - datate fra il 1996 e il 2015 - che saranno incluse in un Cd in pubblicazione nella prossima primavera. In evidenza l'Ottetto e la densa Elegia per viola e archi

Che musica scrive uno degli operisti contemporanei più rappresentati nel mondo, quando si dedica all’ambito strumentale per una piccola formazione di archi, al massimo con un clavicembalo concertante? La risposta era affidata alla serata intitolata “Omaggio a Valtinoni”, proposta insolita e ad alto tasso di vicentinità della storica Società del Quartetto (la fondò nel 1910 Antonio Fogazzaro), non solo perché ovviamente dedicata – monograficamente – al compositore nato aMontecchio Maggiore nel 1959, autore di alcuni dei più straordinari successi internazionali recentinel difficile ambito dell’opera per ragazzi – da Pinocchio a Il piccolo Principe, passando per La regina delle nevi, Il mago di Oz e Alice nel paese delle meraviglie – sempre con il giornalista e scrittore pure vicentino Paolo Madron come co-équipier per i libretti. Ma perché anche le musiche inserite nel programma della serata avevano un chiaro legame vicentino, allo stesso tempo di colleganza (esecutori attivi nel conservatorio berico e in quelli del Veneto quando vi operava lo stesso Valtinoni) e di legame o ispirazione dedicatoria. La formazione protagonista del concerto era quella dei Solisti Filarmonici Italiani, con Federico Guglielmo primo violino: un gruppo che ad onta della intitolazione “nazionale” è ad alto tasso di venetità nei suoi componenti. E poi, la maggior parte dei brani recava una dedica riconducibile a Vicenza.

Il programma spaziava in un lasso di tempo molto ampio. A quasi trent’anni fa, per dire, risale il Capriccio Italiano per clavicembalo, due violini, due viole e due violoncelli. Nel 1996 – l’epoca a cui risale questo brano nato come colonna sonora di un cortometraggio promozionale ambientato nella Verona dell’epoca barocca – Valtinoni doveva ancora iniziare il suo lungo e straordinario percorso operistico. Non per caso, in nessuno dei lavori per il teatro può capitare di sentire un così chiaro riferimento stilistico bachiano-vivaldiano, fra l’altro con il cembalo in posizione tradizionalmente concertante. Interessante è piuttosto la già evidente duttilità espressiva – dentro ai canoni di un linguaggio armonicamente trasparente anche se mai banale – che si risolve in una disinvolta “manipolazione” delle forme tradizionali. Così, i tre tipici movimenti del Concerto barocco (due svelti e uno lento al centro) diventano uno schema di agile interpolazione continua, con incessanti rimandi non solo tematici, ma anche di tempo e di atmosfera. Il tutto sotto le insegne del ricorrente “Teneramente” che evoca atmosfere alla Morricone per superarle subito in nuove istanze di fraseggio e di invenzione.

Del 2015 è invece l’Ottetto concertante dedicato ai Solisti Filarmonici Italiani, che lo eseguirono al Comunale in prima assoluta nell’autunno del 2015. Le impressioni di quel primo ascolto dopo dieci anni rimangono. Il corposo brano è formalmente costruito secondo la tradizione formale in quattro movimenti, tradizione peraltro superata da una continuità espressiva di notevole fluidità nella quale non ci sono pause, ma passaggi di atmosfera, di ritmo, di linea melodica. I “climi” musicali cambiano senza che nessuno prevalga, la struttura ritmica è coinvolgente, non senza ammiccamenti alla musica extra-colta. La melodia conta, specialmente nelle parti quasi solistiche (di qui l’aggettivo “concertante”) affidate a un violino, una viola e un violoncello, con eleganti sottolineature timbriche, ma conta forse di più la complessa trama polifonica, la sovrapposizione delle linee con dialoghi incrociati che sono un omaggio alla grande tradizione ma riescono ad andare oltre l’angusto ambito della musica “alla maniera di”, per esprimere un’originalità sicura e convincente.

La stessa sensazione si prova ascoltando la densa Elegia per viola e archi, il brano più recente fra quelli inseriti nel programma, eseguito per la prima volta qualche anno fa al Teatro Olimpico, sempre con il raffinato violista Enrico Balboni protagonista e del resto dedicatario di questa pagina. Si tratta di un brano nel quale l’allusione a certi paesaggi dell’anima tipici dell’ultimo Bartók sfuggono al citazionismo fine a sé stesso per la sicura linea soggettiva tipicamente “alla Valtinoni” del lavoro: uno sguardo chiaro anche dentro alla drammaticità del contesto, comunque animato da una poetica e fiduciosa eleganza, all’insegna della sincerità.

Infine, ironia tranquilla nel descrittivo Auf römischen Wegen (“Passeggiando per le vie di Roma”, 2012), titolo in tedesco perché il brano è dedicato a Leon Spierer, storico violino di spalla della Filarmonica di Berlino e protagonista di tanti stage per il “Progetto Orchestra” organizzato nello scorso decennio a Vicenza dal Quartetto. Musica lineare, in movimento per definizione, descrittivadella meraviglia romana in senso lato, ma più che altro solare, perfino se l’ultimo movimento è intitolato “Dannazione! Sta cominciando a piovere”.

Come ha precisato Federico Guglielmo prima dell’inizio, la svelta serata si è svolta lungo le parti di una prossima incisione discografica monografica che verrà pubblicata in allegato al numero di maggio 2026 del mensile specializzato Amadeus. Un lavoro – quello per il Cd – iniziato il giorno precedente, intensivo e molto defatigante per le esigenze delle prove di registrazione. Dal vivo ciò si è colto in qualche passaggio acerbo o poco preciso, pur nella raffinata qualità di tutti gli esecutori (al cembalo per il Capriccio Italiano c’era Roberto Loreggian), evidente specialmente nel colore e nella sensibilità del fraseggio. Inedito assoluto, almeno per chi scrive, probabilmente dettato anche dalle condizioni esecutive, la presenza dello stesso Valtinoni sul palco del Ridotto del teatro Comunale di Vicenza, direttore nell’esecuzione del Capriccio e dell’Elegia. Pubblico discretamente numeroso, folto di colleghi del compositore vicentino, e applausi convinti.

Foto © Colorfoto Vicenza – Società del Quartetto

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