Archivio mensile: agosto 2019

Allarme ROF, gli spettatori in calo

I dati consuntivi del festival rossiniano di Pesaro di quest'anno dicono che le presenze sono state quasi il 10% in meno rispetto al 2018: da 18.300 a 16.500. E gli incassi sono scesi di 267 mila euro. Questo nonostante mai la rassegna sia stata così seguita a livello di informazione, con 167 giornalisti di testate da 30 Paesi del mondo oltre all'Italia. Per gli organizzatori una delicata sfida programmatica

E Rossini si libra sopra gli equivoci

"L'equivoco stravagante", terza opera del pesarese, composta a 19 anni e a suo tempo (1811) vittima della censura a causa di un libretto greve e licenzioso, di scena al ROF nel nuovo allestimento di Moshe Leiser e Patrice Caurier. La regia rifugge da qualsiasi volgarità per mettere in evidenza la brillantezza e l'eleganza della partitura, sottolineate da un'esecuzione di eccellente livello, con Carlo Rizzi sul podio e un cast vocale in cui brillano Teresa Iervolino, Paolo Bordogna, Davide Luciano e Pavel Kolgatin

I fantasmi dell’opera a casa Rossini

"Demetrio e Polibio", la prima opera in assoluto scritta da Rossini su richiesta di una compagnia famigliare bolognese, riproposta al ROF con la regia di Davide Livermore, ripresa a nove anni di distanza dal debutto avvenuto nel 2010. Spettacolo intelligente nel suo costruire un gioco di teatro nel teatro, con i personaggi del dramma in veste di fantasmi. Compagnia di alto livello con Jessica Pratt, Juan Francisco Gatell e i giovani Cecilia Molinari, mezzosoprano molto promettente e Riccardo Fassi

Semiramide, l’occhio della vendetta

In scena al ROF di Pesaro a 16 anni dalla precedente apparizione, l'ultimo capolavoro italiano di Rossini (Venezia, 1823) brilla musicalmente con la direzione di Michele Mariotti e un cast di raffinati specialisti del belcanto. La regia di Graham Vick è complessa, stratificata, con un robusto risvolto psicanalitico peraltro raccontato in chiave quasi "pop": alla prima è stata sonoramente bocciata dal pubblico

Filarmonico, il rilancio invisibile

Il Piano di sviluppo 2019-2022 della Fondazione Arena fa come sempre è accaduto in passato: trascura i progetti per la sala settecentesca di Verona, prevedendo una cifra irrisoria per il marketing e auspicando di fatto che non vi si faccia più l'opera. Ma così sarebbero fortemente a rischio gli 11,1 milioni annuali del FUS. Indispensabile un piano di valorizzazione concreto e corposo